800 anni e non sentirli

Nata nel lontano 1222, l’Università di Padova compie quest’anno ben otto secoli. Ottocento anni di fama internazionale trascinata dalla patavina libertas, universale e per tutti come recita il motto, ovvero quello spirito di libertà indispensabile allo studio e alla ricerca che da sempre attira professori e studenti da tutta Europa e che nel tempo si è tradotto nella vena di accoglienza e ospitalità che ancor oggi attraversa la città. È infatti grazie all’Università che Padova divenne terreno di comunione tra culture differenti che si confrontavano senza pregiudizi, acquisendo un carattere aperto nei confronti di usi e mentalità diverse e spingendo i suoi cittadini più avventurosi a mettersi in viaggio per conoscere altri mondi.

La ricorrenza che dà il via alle iniziative organizzate dall’Ateneo per celebrare l’evento è stata fissata ad oggi, 8 febbraio, data significativa che ci rimanda ai moti risorgimentali di cui gli studenti dell’Università furono protagonisti. Noi di Editoriale Programma non potevamo farci trovare impreparati e ci siamo rivolti alla storica ed esperta d’arte Maria Beatrice Autizi, giunta alla sua dodicesima pubblicazione la nostra casa editrice intitolata, ovviamente, L’Università di Padova.

Il libro ripercorre la storia dell’istituzione patavina a partire dal gruppo di studenti e professori che nel 1222 fuggirono da Bologna in cerca proprio della suddetta libertà accademica, fino a giungere all’epoca odierna e ai progetti più innovativi, come il Giardino della Biodiversità all’interno dell’Orto Botanico. L’analisi di ogni secolo ci permette di osservare l’evoluzione dello Studium prima in età comunale, poi sotto la protezione dei Carraresi, e a seguire il periodo di massimo splendore sotto la dominazione della Repubblica di Venezia, quando l’Università si trasferì nel palazzo Bo, inaugurò il primo teatro anatomico fisso al mondo e ospitò Galileo Galilei come professore. Si passa poi alla decadenza del Settecento, alla dominazione francese e quindi austriaca con i tumulti studenteschi del Risorgimento, all’Unità d’Italia e infine al Novecento, con le grandi guerre e la libertas che cerca di sopravvivere al periodo fascista, la costruzione del palazzo del Liviano, l’arrivo delle notevoli opere d’arte moderna e contemporanea tuttora esposte, come gli affreschi di Massimo Campigli e il Tito Livio di Arturo Martini.
L’autrice traccia un itinerario ideale non solo attraverso la storia, ma anche esplorando gli spazi universitari che hanno segnato l’identità cittadina, luoghi spesso caratterizzati da importanti testimonianze di arte e pensiero che possiamo osservare anche nelle fotografie presenti all’interno del volume, molte delle quali gentilmente concesse proprio dall’Ateneo e dai Musei Civici.