6 maggio 1976: l’eco del terremoto in Friuli

6 maggio 1976, la terra trema tra le montagne del Friuli Venezia Giulia. “L’Orcolat”, grida qualcuno. Il terremoto coglie tutti di sorpresa quella sera di primavera, lasciando una profonda cicatrice non soltanto sui muri delle case lacerate dal sisma, ma soprattutto sul volto di un’intera regione e dell’Italia tutta.

Ecco che in occasione del 45° anniversario del dies funestus Luisa Rainer Chiap, autrice friulana, ha deciso di pubblicare il libro L’eco del terremoto, il rivoc dal taramot, una raccolta di testimonianze scritte e fotografiche che danno voce a quei protagonisti involontari e raccontano coloro che hanno vissuto la tragedia sia in prima persona, perché quel 6 maggio si sono ritrovati in mezzo alla polvere e alle macerie, sia indirettamente, in quanto l’eco del terremoto attraversa lo spazio e il tempo, arrivando all’orecchio e al cuore anche di chi fisicamente lì non c’era.

Scrive l’autrice: «Il mâl dal clap non è una strana forma di paralisi e irrigidimento delle membra, è piuttosto quell’invincibile, quasi patologica, necessità che il friulano ha di possedere un rifugio tutto proprio, un tetto sopra la testa e mura solide dentro cui trovare pace dopo la fatica. La fatica di aver lavorato una vita intera per quel “tetto sopra la testa”. Nel 1976 tutti coloro che erano affetti da questo inguaribile male sono stati colpiti dal più intollerabile dei tradimenti: la terra visceralmente amata si è loro rivoltata contro. Quasi 1000 sono stati rapiti alla vita e quasi tutto ciò che avevano costruito è crollato, più volte, come a ribadire che in quell’attaccamento c’era forse uno squilibrio.
Non sono certa che le cose siano davvero cambiate per noi friulani, poiché in ogni momento di crisi, riemergono i sintomi inequivocabili di questo antico male.
Perciò è bene parlarne ancora.
Perché il 1976 è un anno da ricordare.
Perché ha rappresentato per i friulani una profonda lacerazione nell’animo, una ferita insondabile, un lutto non del tutto elaborato.
Perché è successo qualcosa che non abbiamo ancora finito di comprendere.
Come in ogni grande storia che si rispetti c’è una tragedia. E come in ogni grande tragedia si viene violentemente privati di ciò che ci sta più a cuore, ciò per cui si sono sacrificate l’esistenza e la felicità o peggio, coloro che amiamo.
Ho deciso di raccontare questa triste vicenda perché non è solo un ricordo, è una vera e propria mitologia, un avvenimento che ha cambiato le cose, le persone e il destino, non a livello collettivo, come si potrebbe credere, ma a livello personale. Tutti coloro che sono stati “toccati” dall’Orcolat ne portano i segni. In questo libro ci sono alcune testimonianze di quell’incontro, le voci ancora tremanti di chi lo ha visto, di chi lo ha sentito, di chi è stato preso e di chi è stato risparmiato».